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IL CRICETONE (C. Caviavour)

Io sono un cricetone
ma la genialità è nata insieme a me
Nella trattoria che vuoi
dove un altro pagherà io m'appanzellerò.
Io sono un cricetone
ma la teatralità scorre dentro di me
Sei pistacchi e una noce
e qualche frullatore
chi sono lo vedrai.
Lo vedrai.

In una stanza di tre muri
squakko e pappo insieme a te
sull'orlo di un abisso oscuro
col mio frac e coi miei tics.
E la verdura abbonderà
del fuoco sacro acceso in me
E parlo e piango e papperò
da quel tagliere che io avrò.

Perdonatemi se con nessuno di voi
ho focacce in comune
Io sono un cricetone
a cui la cena dà
la giusta dimensione.

La vita torna in me
ad ogni portatina che io riceverò
e ancora morirò
di gioia e di paura
se all'indivia manca il sale
paura che potrò non ricordare più
la parte che so già
poi quando tocca a me
puntuale sono là
a tavola a mangiare..
Mangiare.

Io sono un istricione
ed ho scelto oramai
il pasto che farò
Procuratemi voi sei cene in città
e satolle farò.
Io sono un istricione
e l'arte pappatoria è la sola per me
Se mandate un invito
e un menù adatto a me
il genio si vedrà.
Si vedrà.

Con il musetto mio pezzato
con la maschera che ho
sono enfatico e discreto
con gran lentezza mangerò.
Con tenerezza o con furore
io l'orizzonte fisserò
fino a che sembri verità
fino a che io mi sazierò.

Non è per vanità
quel che valgo lo so
e ad essere sincero
solo un vero cavione
è grande come me
ed io ne sono fiero.
ed io ne sono fiero.